mercoledì 28 settembre 2011

IL TORNEO - Il grande spettacolo del medioevo

IL TORNEO
Il grande spettacolo del medioevo

Miniatura francese del XIV secolo rappresentante Lancelot du Lac.
Non vi è forse evento che richiami alla mente le atmosfere medievali più del torneo, immaginato da noi contemporanei come un violento scontro tra nobili cavalieri, condotto in una cornice sfarzosa, con blasoni e stemmi colorati, magari al solo scopo di ricevere un premio dalle mani di una bella principessa…
Questa immagine, per quanto stereotipata e un poco favolistica, corrisponde in effetti largamente al vero. Il torneo, tuttavia, non fu solo questo ma, come vedremo, subì profonde evoluzioni e assunse forme diverse, alcune delle quali sono ancora oggi in uso.

I primi tornei
Manoscritto tedesco del XVI sec. H.Wilhelm des Vierten von Bayern 1510-1545 Turnier Buch W.


Molti manoscritti, splendidamente miniati, ci presentano dettagliati resoconti dei tipici tornei medievali. Le origini stesse del torneo sono tuttavia immerse nell'oscurità. Le fonti iniziano a citare tornei a partire dall'XI secolo, riferendosi a essi come "hastiludia", letteralmente giochi di lancia. Dal momento che proprio nell'XI secolo iniziò a diffondersi un nuovo modo di combattere, con la lancia saldamente impugnata dal cavaliere che la serrava sotto l'ascella destra, possiamo dedurre che lo sviluppo di tali hastiludia fosse stato connesso a pratiche addestrative richieste dal nuovo modo di combattere. Lo svolgimento dei primi tornei assomigliava effettivamente alla guerra reale: opposte schiere di cavalieri si battevano in giganteschi spazi aperti fuori dalle città, armati di tutto punto. L'unica differenza rispetto alla guerra vera era che lo scopo principale non era quello di uccidere il nemico ma di prenderlo prigioniero, intascando notevoli somme per la sua liberazione. Quei primi tornei non avevano quindi un carattere di spettacolo, ma prevalevano le esigenze addestrative vere e proprie. A essi prendevano parte cavalieri provenienti dall'intera Cristianità ("vénants", coloro che accettavano la sfida), richiamati dalle sfide lanciate dai "ténants", gli organizzatori. Ben presto, la violenza di tali tornei incorse nelle proibizioni della Chiesa che, a partire dal 1130, scomunicò i partecipanti e ne proibì la sepoltura cristiana. Ma questo non arrestò il successo del torneo, sempre più diffuso.

Il Torneo tradizionale

Cavaliere in torneo dal Codex Manesse

Con l'andare del tempo i rituali del torneo furono sempre più codificati e i partecipanti furono vincolati al rispetto di regole e norme scritte. Nel XIII secolo furono distinti due tipi di tornei: uno che prevedeva l'uso di armi da guerra ("à outrance"), l'altro da condursi con armi appositamente concepite per non uccidere (o almeno per limitare i rischi), come lance con la punta sostituita da una coroncina di ferro, spade senza punta, mazze di legno (queste armi erano dette "à plaisance"). Il torneo si spostò dalle campagne alle città; furono allestiti spazi appositi, con palchi e tribune per il pubblico: il torneo si era ormai affermato come una nuova forma di spettacolo. Anche la Chiesa ne dovette prendere atto e nel 1281 ritirò scomuniche e proibizioni.
La giostra

Manoscritto tedesco del XVI sec. H.Wilhelm des Vierten von Bayern 1510-1545 Turnier Buch W.
Ma se il torneo era ormai divenuto uno spettacolo, protagonisti assoluti rimanevano i nobili cavalieri che in esso esibivano le proprie virtù. Il torneo vero e proprio, con schiere di cavalieri che si affrontavano in furibonde mischie, fu affiancato da un tipo diverso di scontro, condotto da cavalieri che combattevano singolarmente uno contro l'altro. Si trattava della giostra, la forma di torneo che nel tempo riscosse il maggiore successo.
La giostra
Attorno alla giostra nacquero quei complessi apparati cerimoniali di cui si faceva cenno all'inizio e che caratterizzano ai nostri occhi il torneo medievale. Gli ideali di amore cortese trovarono nelle giostre una manifestazione ideale: i nobili cavalieri si battevano in nome della "servitù d'amore" e per compiacere le dame. Per simboleggiare questi ideali, i cavalieri facevano il loro ingresso nel luogo della giostra con il polso vincolato a una catena d'oro, tenuta da una dama.
Le norme che codificavano la giostra si fecero sempre più strette e dettagliate. L'introduzione, all'inizio del XV secolo, di una barriera che teneva separati i due contendenti, costringendoli a percorrere due corsie parallele, rappresentò il culmine dell'evoluzione della giostra: i due cavalieri si lanciavano uno contro l'altro tentando di disarcionarsi con un colpo di lancia. I colpi all'elmo erano proibiti e le lance erano costruite in modo da spezzarsi all'impatto, per diminuire i rischi di penetrazione. In queste forme le giostre vissero, tra XV e XVI secolo la loro epoca d'oro e divennero l'occasione per sovrani e signori che le organizzavano di esibire la propria potenza e ricchezza.


Chiarine
 
A partire dalla seconda metà del XVI secolo il torneo e la giostra si svuotarono progressivamente dei significati originari, mantenendo solo quelli più coreografici, come la sfilata dei partecipanti che presto divenne un vero e proprio corteo in costume. Si inventarono nuovi momenti, come le esibizioni equestri, che lasciarono sempre meno spazio alla giostra: era nato il carosello, una forma di spettacolo tipica del mondo post-medievale e che ancora oggi viene praticata (si pensi alle fasi iniziali del palio di Siena e di manifestazioni similari, o anche alle parate militari).
Un'altra eredità dell'antico torneo medievale è costituita dalle manifestazioni che ancora oggi si tengono in tante cittadine italiane: palii, giostre, quintane, etc. L'origine di molte di tali manifestazioni era quella di organizzare delle grandi "esercitazioni" per la cittadinanza: la finalità era infatti quella di addestrare il popolo allo scontro, in modo da poter disporre di milizie costituite da cittadini.
Il Salone della cavalcata al Museo Stibbert di Firenze
L'origine militare è evidente in giochi come quelli, ad esempio, che richiedono la divisione della città in quartieri o cantoni, i quali devono battersi per il controllo di un ponte oppure per impedire il passaggio agli avversari. La quintana è invece un tipico esercizio da giostra, sopravvissuto sino ai giorni nostri: il cavaliere deve infilare con la propria lancia anelli sempre più piccoli, allenandosi in questo modo a centrare l'avversario al momento dello scontro tra le corsie.
Certamente, questa finalità della quintana oggi appare inutile, ma lo spirito dei partecipanti e del pubblico che assiste è ancora quello delle antiche giostre. O, almeno, ci piace credere che sia così.

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